L'Ecuador sta tornando
indietro di decenni. Sta tornando ai tempi nei quali era suddito
degli USA e preda delle oligarchie economiche e di politici corrotti.
L'attuale Presidente
dell'Ecuador, Lenin Moreno, una volta eletto nel maggio 2017 con i
voti socialisti quale successore dell'ex Presidente Rafael Correa (di
cui fu Vicepresidente), ha tradito da tempo i suoi elettori e il suo
mandato. Ha via via distrutto ogni conquista sociale, civile e civica
della “Revolucion Ciudadana” (Rivoluzione Cittadina) e fatto
arrestare – pochi mesi dopo la sua elezione - prima il suo Vice,
Jorge Glas, con un'accusa di corruzione ancora tutta da provare (e
che è ancora in carcere, in precarie condizioni di salute) e oggi
vuole far arrestare l'ex Ministro degli Esteri di Correa, Ricardo
Patiño, colui il quale rinegoziò il debito pubblico con l'estero;
diede priorità allo sviluppo umano; fece espellere l'Ambasciatrice
USA e diede asilo politico all'attivista libertario Julian Assange
nell'Ambasciata dell'Ecuador di Londra.
Quel Julian Assange la
cui protezione è stata tolta proprio da Lenin Moreno di recente.
Forse perché, come riportato dal “The Guardian”, WikiLeaks
potrebbe essere sospettato di collegamento con un sito web anonimo
che ha accusato il fratello di Moreno di aver aperto delle società
offshore. La medesima accusa che peraltro ha mosso, su Twitter, anche
l'ex Presidente Rafael Correa a Moreno stesso.
Ad ogni modo, oggi è il
turno di Ricardo Patiño. Accusato di istigazione alla protesta
contro il governo, unicamente in quanto ha invitato, durante una
riunione del partito “Revolucion Ciudadana” - il nuovo partito
socialista dei sostenitori dell'ex Presidente Correa - a protestare
contro Lenin Moreno.
Patiño, durante una
intervista rilasciata a teleSur, ha parlato di “chiarissima
persecuzione politica” e ha sostenuto che “le autorità
vogliano liquidare il correismo”, utilizzando la giustizia a
questo scopo. Questo ricorda peraltro molto il periodo della
tangentopoli italiana e l'accanimento contro il socialista Bettino
Craxi, ma anche le accuse di corruzione mosse ai socialisti Lula e a
Dilma Roussef in Brasile e alla peronista Cristina Kirchner. Ovvero a
tutti coloro i quali non si erano allineati al verbo liberal
capitalista a guida USA e hanno attuato politiche in favore delle
classi più povere e indigenti.
Nell'intervista, Patiño
ha proseguito affermando: “Quando governavamo abbiamo colpito
gli interessi dei più ricchi, abbiamo distribuito la ricchezza in
forma adeguata e questo non lo hanno sopportato. Si vendicano
aggredendoci. Lo Stato agisce in funzione della vendetta e non della
giustizia”.
Su Patiño pende inoltre
un'altra accusa, che sembra ormai “di moda”, ovvero quella di
essere in combutta con fantomatici “hacker russi e svedesi”
attraverso i quali avrebbe tentato, nientemeno, di destabilizzare il
governo di Lenin Moreno (sic !).
Patiño ha ricordato che
la sua lotta è “per le strade” e non certo attraverso
fantomatici hacker.
Il giudice Flavio Palomo
ha emesso un ordine di detenzione preventiva contro l'ex Ministro
degli Esteri Patiño per il presunto reato di istigazione alla
protesta.
Patiño si è a sua volta
rifugiato in Perù al fine di sfuggire alla persecuzione politica,
operata da un governo che ha tradito completamente ogni ideale
socialista.
Luca Bagatin
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