Pensare di occuparsi di
clima e ambiente attraverso bei discorsi o manifestazioni, come
proposto dalla giovanissima Greta Thunberg, può essere lodevole, ma
è assai limitante e, soprattutto, risolve ben poco.
Ben poco, in realtà,
avrebbe risolto anche il cosiddetto “Green New Deal” proposto
dalla deputata newyorkese Alexandria Ocasio-Cortez, se anche fosse
passato al Senato, cosa che ad ogni modo non è accaduta. Tale piano
avrebbe previsto l'utilizzo di fonti rinnovabili di energia al 100%,
attraverso investimenti nei settori ferroviari “ad alta velocità”
(e già l'esistenza di una rete ferroviaria ad alta velocità non è
proprio qualcosa di molto “green”) e in nuovi veicoli elettrici.
Tale piano – stimato in
circa mille miliardi di dollari - oltre all'ambiente, avrebbe
riguardato anche l'assistenza sanitaria universale, un salario minimo
di sopravvivenza e una lotta ai monopoli.
Lodevoli iniziative –
come il suo puntare il dito contro banche e compagnie petrolifere –
ma, permanendo all'interno di un sistema capitalista e consumista –
peraltro fortemente condizionato da corporation e multinazionali -
che non viene minimamente rimesso in discussione dalla Ocasio-Cortez,
rischiano di rimanere più sulla carta che nella pratica.
Le politiche del
cosiddetto “sviluppo sostenibile”, tanto amate dalla sinistra
liberal-capitalista, in sostanza, non hanno nulla di sostenibile, in
quanto tale “sviluppo”, come ricordato dall'economista e filosofo
francese Serge Latouche, non è altro che “un'impostura”.
Latouche, filosofo della
decrescita, ha più volte ricordato infatti come lo “sviluppo”
che noi conosciamo è quello delle tre rivoluzioni industriali, che
ha portato ad una contrapposizione fra gli esseri umani e fra gli
esseri umani e la natura.
Latouche, a differenza
dei promotori dell'ideologia della “crescita economica” e dello
“sviluppo”, propone una “decolonizzazione dell'immaginario”,
decnomicizzandolo, ovvero proponendo un nuovo stile di vita: vivere
del necessario, non del superfluo. E vivere in armonia con la natura.
E' da visioni come
questa, arcaiche se vogliamo, che sono sorti – anche online –
vari siti di “baratto etico”, ove gli oggetti – anziché essere
venduti – vengono scambiati. Generando così un “non-mercato”,
evitando così sprechi di oggetti che finirebbero nella spazzatura,
rompendo quella spirale consumista che genera unicamente il profitto
di pochi, lo sfruttamento di molti e un conseguente inquinamento
dell'ecosistema in quanto, per produrre nuovi oggetti, occorrono
fabbriche e macchinari non certo “green”.
Aspetti che però le
Ocasio-Cortez e le Greta Thunberg non ci raccontano né ci insegnano
(a parte qualche lodevole proclama e qualche simpatica
manifestazione), in quanto – volenti o nolenti - ancorate ad un
modello produttivista, liberal-capitalista, economicista. Un sistema
che promette “posti di lavoro” privati (ormai peraltro sempre più
rari), che producono reddito e consumo, ma non un lavoro in comune,
per il bene delle comunità e quindi dell'umanità nel suo complesso.
Ove il prodotto di tale lavoro, anziché generare profitto, possa
generare semplicemente lo stretto necessario affinché ciascuno abbia
di che vivere. Senza sprechi, senza bisogni indotti, senza il
superfluo. Ove ciascuno possa così lavorare meno e godere
semplicemente il proprio tempo per stare assieme agli altri, immerso
nella natura.
Latouche, in tal senso,
recupera il concetto di “economia del dono” (il baratto ne è uno
degli aspetti), tipica delle società matriarcali (ancora oggi
esistenti, ad esempio in alcune zone della Cina), e di cui parla
diffusamente il “Saggio sul dono” dell'antropologo socialista
Marcel Mauss.
Tale economia del dono,
ricorda Latouche, rafforza peraltro i legami sociali, che il
commercio rende invece impersonali e sterili.
Una strada tutta in
salita negli USA, che pur hanno rifiutato anche il moderato piano
“green” della Ocasio-Cortez.
Modificare il proprio
stile di vita e la propria mentalità è una delle cose più
difficili che si possano fare e certo sono scelte e percorsi
tutt'altro che indolori. La via per un ecosistema preservato, ad ogni
modo, dovrà per forza passare attraverso questi aspetti. Non certo
per le ricette di una sinistra liberal-capitalista, solo
apparentemente differenti rispetto a quelle della destra, ma, nei
fatti, ancorate ad un sistema economicista e produttivista che
promuove una crescita economica che non è affatto illimitata, così
come non sono affatto illimitate le risorse dell'ecosistema nel quale
viviamo.
Se abbiano a cuore il
nostro ambiente, la natura e i cambiamenti climatici ci spaventano,
iniziamo dunque a modificare noi stessi e le nostre abitudini.
I grandi cambiamenti,
spesso, non sono operati dai politici, ma dalla gran parte degli
esseri umani. Se solamente hanno il coraggio di cambiare, di
ragionare e di ricominciare a lavorare in comune per un progetto
comune.
Luca Bagatin
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