Nato inizialmente dalle
proteste contro l'aumento del prezzo del carburante e l'aumento del
costo della vita, cittadini francesi, indossando un gilet giallo,
simbolo degli automobilisti, hanno iniziato a manifestare – ogni
sabato e per un anno, ininterrottamente – per le strade della
Francia, contro l'austerità imposta dal governo liberale di Macron.
Nel corso delle settimane
il movimento è divenuto trasversale. Singoli cittadini, soprattutto
provenienti dalle aree periferiche e rurali, hanno marciato assieme a
militanti di ogni colore politico, alternativi al sistema liberale e
dell'austerità.
Un movimento con un
programma ben strutturato che, purtroppo, in un anno, è riuscito a
strappare ben poco rispetto a quanto richiesto, ma la mobilitazione
di piazza è stata per la prima volta nella storia d'Europa, un
campanello d'allarme per le élite e le oligarchie.
Macron, pur non essendosi
dimesso, come richiesto dal movimento, ha comunque dovuto congelare
alcune misure di austerità e stanziare 17 miliardi di euro al fine
di ridurre le imposte e garantire le prestazioni sociali.
I Gilet Gialli, che,
ricordiamo, non hanno mai smesso di manifestare ogni singolo sabato,
pur nel silenzio della gran parte dei media, non hanno altresì mai
smesso di richiedere quanto segue: richiesta
di un salario minimo di 1300 euro netti e di uno massimo a 15.000
euro; aumento dei fondi per i disabili; taglio delle tariffe di luce
e gas, con rinazionalizzazione delle società energetiche; lotta alla
povertà e eliminazione del problema dei senzatetto; abolizione del
Senato e introduzione di una Assemblea dei cittadini; riduzione delle
imposte sul reddito e inasprimento delle tasse sulle grandi imprese
commerciali (McDonald, Google, Carrefour, Amazon); proibizione delle
delocalizzazioni; affrontare le cause della migrazione forzata;
divieto di vendita del patrimonio pubblico francese; mezzi adeguati
alle forze di polizia e all'esercito, con straordinari pagati;
pensioni a 60 anni; introduzione dei referendum popolari in
Costituzione; abolizione dell'indennità Presidenziale a vita e altre
misure che, ad oggi, nessun partito né della destra, né del centro,
né della sinistra, ha mai proposto o attuato. Sia in Francia che in
Europa.
Un
movimento, quello dei Gilet Gialli, sostenuto peraltro da
intellettuali quali Alain De Benoist, Jean-Claude Michéa, Eduard
Limonov, Juliette Binoche, Emmanuel Beart, Annie Ernaux, Brigitte
Bardot e molti altri artisti e che ha anticipato le rivolte in
Ecuador e Cile, contro i governi liberali e per le medesime ragioni e
che ha contribuito ad ispirare anche nazionalbolscevichi e comunisti
russi, contro le misure di austerità avviate da Putin.
Numerose
sono state le vittime fra i Gilet Gialli, causate dalle violenze
della polizia. La studentessa di filosofia Fiorina Jacob Lignier e
Jerome Rodrigues, feriti dai lacrimogeni, hanno addirittura perso un
occhio e l'Alto commissario ONU per i diritti umani – Michelle
Bachelet - aveva addirittura sollecitato un'indagine su tali
violenze. Indagine che pare, ad ogni modo, non sia mai avvenuta.
In
Francia e ovunque, ancora oggi, la disaffezione per questa politica
elettoralistica, liberal-capitalista e di potere, contigua a una
Unione Europea contraria ai bisogni ed alle necessità dei cittadini,
rimane molto alta, al punto che anche alle recenti elezioni europee
l'astensionismo è stato molto elevato.
In
un'epoca nella quale le politiche di deregolamentazione del lavoro,
dei salari e dell'aumento dell'austerità la fanno da padrone, in
favore dei più ricchi e degli investitori che giocano in borsa, un
esempio come quello dei Gilet Gialli appare ancora oggi storicamente
e politicamente rilevante.
A un
anno dalla loro nascita, ancora una volta, con il sostegno
del 55% dei francesi, i Gilet Gialli scenderanno anche questo weekend in piazza, per
celebrare l'anniversario, con un evento chiamato “Atto 53 Gilet
Gialli, il compleanno sui Campi Elisi”, che su Facebook ha già
raccolto oltre 5mila adesioni e oltre 6mila persone si sono
dichiarate interessate. E ciò, nonostante il prefetto di Parigi
abbia firmato un decreto di ordinanza per vietare la manifestazione
sugli Champs-Elysée nel fine settimana.
Luca
Bagatin
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