Era prevedibile che, la
cosiddetta Fase 2, in Italia e nel mondo, non avrebbe fatto altro che
mettere al primo posto l'economia della crescita e non certo la
salute e un nuovo modello di sviluppo.
Era prevedibile sin dal
momento in cui l'Unione Europea avrebbe preferito che fosse attuato
il Meccanismo Europeo di Staibilità (cosa che peraltro è stata in
qualche modo fatta) e non, diversamente, emettere liquidità a fondo
perduto, in favore di tutti i cittadini e di un sistema sociale e
sanitario rafforzato.
E' stato evidente in
Italia, con la nomina a capo della cosiddetta “task force” per la
Fase 2, non già un medico o uno scienziato, ma un manager già alla
guida di Vodafone e già frequentatore dei summit del Gruppo
Bilderberg. Ovvero un esponente dell'economia capitalistica e della
crescita economica illimitata.
E' oltremodo evidente che
non si è colta e compresa la gravità della pandemia - che ha
generato sofferenze e molte morti - e la necessità di modificare
radicalmente ogni cosa.
Si sta preferendo tornare
alla “normalità” tanto amata da Confindustria, da Renzi, da
Salvini, da Zingaretti, da Di Maio, dalla Merkel, da Macron, da
Trump, come se la “normalità” fosse o fosse stata benefica e
positiva per tutti.
Con le nuove riaperture
stiamo assistendo al fatto che molti lavoratori rischiano nuovamente
il contagio e non sono affatto realmente tutelati, anche perché non
sappiamo se e come il Covid 19 tornerà a colpire e se in ogni luogo
di lavoro sarà possibile garantire il distanziamento sociale.
Oltre a ciò, non si è
minimamente pensato di bloccare il pagamento di mutui, bollette e
affitti per coloro i quali hanno perduto il lavoro e non saranno
quindi in grado di pagarli o, se saranno in grado di farlo, lo
faranno con grosse difficoltà e forse per un periodo limitato
(magari saranno costretti addirittura a indebitarsi !).
In compenso, però, si
aiutano le imprese, in modo indiscriminato. Un po' come quando si
aiutarono le banche dal tracollo.
Con le nuove riaperture,
stiamo peraltro assistendo a una nuova crescita dei livelli di
inquinamento atmosferico e ambientale. Il fiume Sarno torna ad essere
inquinato dai liquami industriali e così le nostre realtà, non solo
italiane, ma di tutto il mondo, torneranno ad essere inquinate. E se
c'è un fattore che aumenta il rischio di contrarre il Covid 19 è
proprio l'inquinamento, causa già di gravi infezioni respiratorie.
E' per questo che, una
nuova ripartenza che punti all'economia della crescita è quanto di
peggio si possa e si potresse fare e dimostra, ancora una volta, i
limiti e le criticità del sistema capitalista e fondato sulla
modernità.
Come ricorda da tempo
l'economista e filosofo francese Serge Latouche, occorre imparare a
vivere del necessario e non del superfluo e proprio situazioni di
emergenza (sia economica che sanitaria, ma anche politica) dovrebbero
spingerci a modificare radicalmente modo di vivere e soprattutto di
pensare. Evitando di sprecare le risorse, autoproducendo, evitando di
trarre profitto dalle difficoltà altrui.
Un modo diverso di far
andare avanti le cose, tornando ad esempio a forme di superamento
dell'industrializzazione, a forme di cooperazione lavorativa e a
forme di baratto, che superino il sistema monetario, il quale è
fondato sul ricorso a prestiti con interessi, che genera schiavitù
(del lavoro e del salario e indebita gli Stati, che mai potranno
ripagare i loro interessi sui debiti, né i loro debiti stessi).
L'antropologo socialista
Marcel Mauss (1872 – 1950), scrisse il “Saggio sul dono”,
proponendo una economia fondata sul dono, praticata peraltro ancora
oggi in società arcaiche e matriarcali, che hanno rifiutato ogni
insana modernità e ideologia del progresso.
Una economia fondata su
un forte senso di libertà, di comunità e di reciprocità,
articolata in tre momenti: dare, ricevere e ricambiare.
Mauss spiegò fra
l'altro, nel suo saggio, come le società arcaiche considerassero - a
differenza di quelle moderne e fondate sulla crescita economica
illimitata - i raccolti in eccesso, delle assolute catastrofi. Una
volta soddisfatti i bisogni di ciascuno, quindi, dal raccolto in
eccesso non si doveva trarre assolutamente alcun profitto
(identificato anche nella società moderna come l'interesse sul
capitale o usura), bensì andava donato ad altri, ritualmente -
attraverso una cerimonia sacra - oppure distrutto.
Una economia fondata sul
profitto è quindi destinata a implodere, in particolare in
situazioni di emergenza ecnomica o sanitaria e stiamo già iniziando
a vederlo, specie con l'aumento di una disoccupazione che da tempo
era già endemica.
Ad oggi, un fenomeno
molto pericoloso e totalmente sottovalutato, rimane l'accumulo di
grandi capitali nelle mani di pochi e soprattutto di pochi che
controllano settori sensibili, quali quello delle telecomunicazioni.
Molto pericoloso il fatto che esistano monopoli o oligopoli come
Google, Microsoft, Facebook, Twitter, Apple, Amazon, per non parlare
di grandi società di telecomunicazione. Oligopoli che in questo
periodo di emergenza sanitaria hanno accumulato ulteriori profitti.
I settori chiave
dell'economia, fra cui questi, dovrebbero essere nazionalizzati e
controllati direttamente dai cittadini/fruitori, anche in quanto
raccolgono dati altamente sensibili legati alla privacy e come tali
non dovrebbero rimere nelle mani di privati o di società quotate in
borsa, che si arricchiscono sulle spalle di moltitudini di utenti e
cittadini.
Altri settori chiave che
andrebbero nazionalizzati, oltre a quello del credito e dell'energia,
anche quello delle case farmaceutiche, che diventerà sempre più un
settore sensibile e delicato e che non potrà essere più oggetto di
profitto da parte delle multinazionali e di imprese private.
Ad oggi nessun governo
ragiona in tali termini e non vi sono discussioni in tal senso, ma
ciò è davvero molto serio e grave.
Ad oggi solo
intellettuali quali Latouche, Dugin, De Benoist, Michéa e politici
quali Marco Rizzo e Gennady Zjuganov sembrano avanzare ipotesi in tal
senso.
E molto interessante, in
questo senso, è anche il recente appello uscito pochi giorni fa su
“Le Monde”, firmato da scienziati e numerose celebrità, fra cui
Robert De Niro, Monica Bellucci, Pedro Almodovar, Wim Wenders, Ricky
Martin, Madonna, Penélope Cruz, Juliette Binoche (quest'ultima già
sostenitrice delle istanze dei Gilet Gialli, fra le quali un radicale
cambio dell'economia francese) e molti altri.
In tale appello – che
punta il dito contro il sistema economico, l'inquinamento e i danni
alla natura e all'ecosistema, si legge, fra l'altro, “Gli
aggiustamenti non bastano più” “Il problema è sistemico”. “Ci
vuole una riforma profonda degli obiettivi, dei valori e delle
economie. Il consumismo ci ha portati a negare la vita: quella dei
vegetali, quella degli animali e quella di un gran numero di umani”.
“Il mondo va verso un punto di rottura e dunque tornare alla
normalità è inconcepibile” “La trasformazione globale che si
impone a tutti i livelli, esige audacia e coraggio. Non avrà luogo
senza un impegno di massa e determinato. E' una questione di
sopravvivenza, ma anche di dignità e di coerenza”.
Anche il mondo della
scienza, oltre che del ricco jet set, sembra dunque aver compreso che
non è possibile andare avanti con l'attuale sistema, ma occorra
sovvertirlo e puntare a un nuovo modello di sviluppo.
La crescita economica
“illimitata”, il capitalismo, l'egoismo, la distruzione
dell'ambiente, sono solo alcuni degli aspetti nefasti della nostra
società moderna e “benestante”, tipica del Primo Mondo
industrializzato.
Aspetti messi certamente
a nudo dall'emergenza sanitaria Covid 19, che dovrebbe spingerci a
modificare radicalmente il nostro stile di vita, modo di pensare e di
agire.
Sovvertendo le regole
dell'economia capitalistica e liberale, superando il sistema del
mercato, superando il sistema usuraio degli interessi sui prestiti e
della moneta quale mezzo di scambio. Introducendo, appunto, forme di
baratto equo, di cooperazione, di autogestione del lavoro. Mettendo
al bando teconologie pericolose per la salute (a iniziare dal 5G),
mettendo al bando armi e armamenti, che sono costosi e generano
violenze di ogni genere, di cui non abbiamo certamente bisogno.
Consumare meno, produrre
il necessario e possibilmente a chilomentro zero.
Superare l'ideologia
dell'arricchimento personale e lavorare non già per uno stipendio,
ma per il benessere della collettività e dell'ecosistema.
Questi i fondamenti di
una sana decrescita economica, che è l'unica possibile via d'uscita
dalla sistematica distruzione del Pianeta e della Natura.
Pianeta e Natura che non
sono nostri, ma che noi esseri umani occupiamo e che sono necessari
alla nostra stessa sopravvivenza.
Luca Bagatin
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