mercoledì 9 giugno 2021

Sbagliato equiparare comunismo a nazifascismo. Articolo di Luca Bagatin

Equiparare comunismo a nazifascismo non solo è storicamente sbagliato, ma anche ideologico e pretestuoso.

Se il primo fu un esempio di emancipazione civile e sociale (sia nella sua versione marxista-leninista che anarchica e socialista), declinato nei secoli nelle varie “vie nazionali al socialismo”, il secondo fu un fenomeno essenzialmente capitalista e razzista, come peraltro rilevato negli Anni '20 – quindi agli albori del fenomeno hitleriano - dai nazionalbolscevichi tedeschi Ernst Niekisch e Karl Otto Paetel.

E' pretestuoso in quanto equiparazione sbandierata già in sede UE dai liberal-capitalisti e da tempo applicata in Paesi semi-autoritari quali Polonia, Ucraina, Paesi Baltici, Slovacchia e Ungheria.

Preoccupante, dunque, la proposta di legge del partito della Meloni, che vorrebbe identificare il comunismo quale “totalitario” (dimenticando che totalitario è piuttosto il liberal-capitalismo, che sta mettendo e mette ogni cosa in vendita, persino le vite delle persone) e addirittura parlando di Venezuela quale Paese comunista e totalitario, quando in realtà è governato democraticamente da un leader eletto socialista (e non comunista, per quanto il Partito Comunista Venezuelano sia nella compagine governativa, pur, peraltro, su posizioni critiche).

Puntare il dito poi contro Cina, Vietnam, Corea del Nord e Cuba, quali Paesi comunisti “totalitari”, significa non solo non conoscerne i meccanismi politici e socio-economici, ovvero il significato di che cosa sono le democrazie popolari, ma anche pensare che tali sistemi siano uguali fra loro, quando invece ciascuno segue la propria personale via nazionale al socialismo, adattata non solo alle caratteristiche sociali, culturali e economiche, ma anche alla volontà dei rispettivi popoli (senza contare che ciascuno di questi Paesi presenta sistemi elettorali e finanche aspetti di democrazia diretta).

Parimenti, puntare il dito contro l'Unione Sovietica quale “dittatura totalitaria”, da parte del partito della Meloni, è altrettanto scorretto, in quanto l'URSS fu un sistema socio-economico e geopolitico ampiamente condiviso dalla popolazione (al punto che questa votò a maggioranza - 77,8% - per la sua conservazione, in un celebre referendum – nel marzo 1991 - poi disatteso dal golpismo di Eltsin), del quale ha ancora oggi nostalgia.

Chi scrive, pur avendo avuto una formazione liberalsocialista e liberaldemocratica ed essendo stato in passato apertamente anticomunista, proprio avendo approfondito tali realtà storiche, sociali e politiche, ha mutato da tempo modo di vedere.

Da dire che persino Eduard Limonov, Egor Letov e il filosofo Aleksandr Dugin, fondatori del Partito NazionaBolscevico in Russia, pur essendo stati in passato fortemente critici nei confronti del sistema sovietico (Limonov si fece espellere dall'URSS, Egor Letov fu a lungo perseguitato e Dugin era apertamente anticomunista), negli Anni '90 mutarono la loro visione e il Partito NazionalBolcevico divenne il più acceso sostenitore di un ritorno all'URSS, certo con un sistema più aperto e un socialismo popolare e anti-burocratico.

Mi sovviene alla mente poi, come la Meloni, nel 2016, inneggiasse alla figura di Gabriele d'Annunzio, contrapponendolo a Che Guevara. 

Allora scrissi un articolo per fare presente come il Vate d'Annunzio non fosse affatto così lontano da Che Guevara, ma, come lui, fosse un eroe anti-casta e un promotore del socialismo, contrapponendosi alla borghesia e all'oligarchia internazionale.

Da non dimenticare anche come d'Annunzio, nell'intervista a una rivista anarchica affermasse: “Io sono per il comunismo senza dittatura […] È mia intenzione di fare di questa città un’isola spirituale dalla quale possa irradiare un’azione, eminentemente comunista, verso tutte le nazioni oppresse”.

Ricordando anche come tutta la sua cultura fosse “anarchica”. Eh sì, perché, da Kropotkin in avanti, facciamo notare come esista anche il comunismo anarchico e come comunista anarchico fosse Nestor Machno, eroe della rivoluzione russa, che purtuttavia Lenin fece malissimo a non ascoltare.

Perché, se anarchici e comunisti si fossero uniti (un po' come nella visione nazionalbolscevica, che non unisce affatto fascisti e comunisti, ma anarchici e comunisti), l'URSS sarebbe diventata una realtà socialista popolare autentica e completa.

Da notare, peraltro, come proprio l'Unione Sovietica leninista fosse l'unica ad aver riconosciuto la Reggenza del Carnaro d'annunziana e come Lenin, a proposito di d'Annunzio, lo elogiasse quale “unico rivoluzionario in Italia”.

Lo studio e l'approfondimento della Storia e della cultura, dunque, dovrebbe farci rifuggire da ogni norma o atteggiamento liberticida e censorio – tipico ormai del liberal-capitalismo e del liberal-conservatorismo - e aprirci alla più ampia libertà di pensiero, approfondimento e parola.

Ovvero l'opposto rispetto a proposte di legge come quella del partito della Meloni.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

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