Il dato più
significativo, anche in queste elezioni europee, come nella maggior
parte delle consultazioni elettorali degli ultimi decenni, rimane la
vittoria dei non votanti. In Italia si attestano al 44%, in Francia a
quasi il 50%. In Europa il partito del non voto è grossomodo ovunque
il primo partito, con almeno – se non di più - il 40% dei non
voti.
Ciò significa
semplicemente che, quanto vorrebbero i cittadini, ha poco a che
vedere con quanto vogliono i politici.
In Francia, da sei mesi,
lo sta dimostrando il movimento dei Gilet Gialli che, lungi dal voler
essere rappresentato da qualsivoglia lista elettorale (solo
nominalmente esistevano delle liste “gialle”, ma non avevano
nulla a che vedere con il movimento ufficiale), di settimana in
settimana rappresenta la più ampia opposizione civica e popolare
all'oligarchia euro-liberale. Non a caso, la Francia, è Paese nel
quale la metà degli aventi diritto si astiene. Con una Le Pen che
vince, ma che, in termini assoluti, conta l'11%. Tanto quanto Macron.
Anche in Italia, invero,
le cose non vanno troppo diversamente. Salvini vince, ma, in termini
assoluti, la Lega conta del supporto di circa il 18% degli italiani
(9 milioni circa su 51 milioni circa). E il PD del 12% circa (6
milioni circa su 51 milioni circa). La maggioranza assoluta degli
italiani, dunque, sceglie di non scegliere nessuno. Esattamente come
nel resto di una Europa, la quale è una entità ancora molto lontana
da ogni tipo di democrazia diretta (e che con gli sbarramenti
elettorali non permette nemmeno a tutti gli elettori di esprimere il
proprio voto !) e dalla volontà reale dei popoli.
Anche la Gran Bretagna ha
visto una bassa affluenza alle urne e comunque, anche qui – dopo un
continuo tira e molla durato mesi, fra la ormai dimissionaria May e
l'Unione Europea – vi è stata l'affermazione di un partito
anti-europeista, ovvero il Partito Brexit di Nigel Farage, peraltro
ricevendo da tempo anche il sostegno del socialista George Galloway,
già leader dell'anticapitalista Partito del Rispetto, dimostrando
che chi vuole la Brexit non è di destra, non è xenofobo, ma
semplicemente è persona di buonsenso, che non accetta di sottostare
alle oligarchie.
Altro dato interessante
è, per quanto riguarda l'Italia, l'aumento dei voti del pur piccolo
Partito Comunista di Marco Rizzo, unico nel nostro Paese a
presentarsi coerentemente contro l'Unione Europea e per l'uscita
dalla NATO e beccandosi persino il plauso (e a quanto pare anche il
voto) di Vittorio Sgarbi. Unico a presentarsi alternativo non solo
alle destre liberal capitaliste, ma anche alle sinistre liberal
capitaliste. Non a caso in Europa è collegato al KKE, partito
comunista greco che si è sempre battuto contro il sinistrismo
borghese di Tsipras e le sue politiche antisociali.
Il PC è infatti passato
da uno 0,3% delle scorse elezioni politiche a uno 0,9% delle attuale
elezioni europee, più che raddoppiando i voti e incrementandone
circa 130.000 e ciò senza pressoché fare campagna elettorale nei
grandi media, non avendone i mezzi ed essendone spesso ignorato.
Ciò ha dimostrato che,
quando i comunisti riprendono in mano la bandiera socialista
originaria, anticapitalista, antiborghese e non accettano alleanze o
collaborazioni con le sinistre (da sempre borghesi e fighette tanto
che sono state pesantemente sconfitte in Italia e in tutta Europa),
sono in grado di crescere e di divenire punto di possibile
aggregazione anche per chi, storicamente, mai è stato comunista o
mai è stato di sinistra, ma vorrebbe una alternativa popolare,
populista nel senso migliore del termine e autenticamente socialista.
La strada è ancora
lunga. Molto lunga. Ma è pur sempre un punto di partenza.
Luca Bagatin
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