Le foreste siberiane
bruciano da due settimane. Si stimano oltre tre milioni di ettari di
foresta distrutti.
La colpa è del
cambiamento climatico in atto, denunciato solo a parole da
fantomatici attivisti mediatici stile “piccola Greta”, senza
andare mai al cuore del problema.
Ovvero una denuncia
radicale del sistema economico capitalista, fondato sull'ideologia
della crescita e il conseguente consumo illimitato di risorse
naturali.
Si parla di una vera e
propria catastrofe ecologica in Russia, al punto che i fumi
dell'incendio si sono spostati sino al Canada e all'Alaska, giungendo
sino allo Stato dello Utah, negli USA.
Gli abitanti della
Siberia accusano il governo Putin di essere intervenuto troppo tardi,
tanto che più di 800mila abitanti hanno firmato una petizione per
chiedere interventi più rapidi e incisivi.
Il governo ha avviato
un'indagine per comprendere se il fulmine sia di natura dolosa.
Secondo Greenpeace e lo
scienziato Mark Parrington, l'incendio sarebbe invece causato in
parte dai cambiamenti climatici (quest'anno la temperatura media
della Siberia è stata di 10 gradi superiore rispetto alla media del
periodo), oltre che all'incapacità del governo russo di proteggere
le aree verdi. Problemi simili si sono peraltro verificati, nei
giorni scorsi, anche in Groenlandia, Canada ed Alaska.
Il Partito Comunista
della Federazione Russa, attraverso il Segretario Gennady Zjuganov,
ha puntato il dito contro la gestione privatizzata delle foreste,
fondata unicamente sul business, che ha completamente distrutto il
sistema di protezione delle foreste dei tempi sovietici.
Sulla stessa linea anche
i nazionalbolscevichi di “Altra Russia”, guidati dallo scrittore
Eduard Limonov, che anche il 31 luglio scorso hanno peraltro
manifestato anche - e ancora una volta - a sostegno dell'Articolo 31
della Costituzione, ovvero in favore della libertà di espressione,
di riunione e di parola, oggi negate in Russia, permettendo così
pari diritti per tutti i candidati e i partiti che concorrono alle
elezioni. Imminenti infatti le elezioni per il rinnovo del consiglio
comunale di Mosca dell'8 settembre, che assegnerà ben 45 seggi della
Duma.
E' previsto un
arretramento del partito liberale putiniano al governo e una avanzata
dell'opposizione comunista, che già alle amministrative dello scorso
autunno ha conquistato importanti realtà regionali.
Luca Bagatin
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