Degli anarchici, nella lotta
antifascista e nella Guerra di Spagna, si tende a parlare sempre
poco, preferendo, invece, esaltare le gesta dei comunisti che,
all'epoca, erano al soldo del sanguinario e totalitario Stalin, per
nulla diverso da quell'Adolf Hitler – peraltro suo ammiratore - ed
al gradasso Benito Mussolini che, senza gli amorevoli insegnamenti
della pasionaria del socialismo Angelica Balabanoff, non sarebbe
diventato nessuno. E sicuramente i popoli ne avrebbero tratto
giovamento.
Ma Angelica Balabanoff, all'epoca,
purtroppo, non poteva sapere che aveva allevato la classica “serpe
in seno”.
Camillo Berneri (1897 – 1937),
lodigiano, è uno di quegli anarchici che la Guerra di Spagna la fece
e la combattè dalla parte giusta, ovvero dalla parte degli
antifascisti, anarchici, socialisti, antistalinisti e repubblicani.
E, se non si beccò il piombo fascista, si beccò quello comunista,
in quanto prese le difese del Partito Operaio Unificato Marxista di
Spagna (P.O.U.M.), antistalinista e antitotalitario.
Gli scritti di Berneri sono stati
editati, diversi anni fa, in un agilissimo volumetto dal titolo
“Umanesimo e Anarchismo”. Il percorso politico e intellettuale
del Berneri, infatti, fu sempre profondamente umanista, ovvero non
provò mai odio per i suoi avversari politici, fossero preti, ricchi
o borghesi, ma ricercò sempre il confronto. Critico nei confronti
dei comunisti, egli si definiva “comunalista” e “liberalista”
- secondo gli insegmanenti di Bakunin e Malatesta - ed il suo
modello era l'autodemocrazia, attuabile attraverso l'istituzione di
club/comitati popolari che avessero la possibilità di discutere
liberamente e seriamente tutte le questioni sociali e dunque
permettessero al popolo di partecipare attivamente alla vita ed alla
gestione della comunità.
In questo senso egli simpatizzò per la
Rivoluzione Russa del 1917, ma, allorquando il sistema dei soviet
sarà sostituito dalla centralità del Partito, egli se ne
discosterà.
Il suo comunalismo sarà dunque
libertario, autonomista e federalista, rifiutando ogni forma di
autoritarismo e di parlamentarismo partitocratico.
Interessanti, in questo senso, i
confronti che ebbe con Carlo Rosselli sulle pagine di “Giustizia e
Libertà”, organo dell'omonimo movimento rosselliano, il quale
aveva forti affinità ideali con il movimento anarchico. Sarò
proprio Rosselli, peraltro, a proporre a Berneri e a tutti gli
anarchici un fronte di unità d'azione rivoluzionaria fra tutti i
libertari e socialisti che si battevano contro fascismo e
capitalismo, per una soluzione decisiva della crisi italiana: una
Alleanza Rivoluzionaria Italiana, come chiamata da Rosselli medesimo.
Purtroppo, sia Berneri che Rosselli –
assieme al fratello Nello – moriranno presto trucidati ed entrambi
nel 1937, in terra straniera. Il primo per mano dei comunisti
stalinisti, come già detto, ed i secondi per mano di agenti legati
al regime fascista.
Ecco che una pagina gloriosa
dell'antifascismo antitotalitario e democratico si sarebbe chiusa.
Ecco che due eroi, due intellettuali, due attivisti che avrebbero
meritato di essere i veri Padri della Patria, sarebbero stati uccisi
perché scomodi a due regimi totalitari le cui basi affondavano
entrambe nel Potere e nella dissoluzione dell'umanesimo.
C'è da chiedersi perché, nemmeno
oggi, in questa pseudo Repubblica dei partiti, delle chiese e delle
imprese, ove hanno trionfato – alternativamente - il dogma
clericofascista, cattocomunista e capitalista, ancora non si parla né
di Berneri né di Rosselli. Ma nemmeno di Randolfo Pacciardi di cui
pur recentemente abbiamo parlato a proposito di un convegno
accademico che si è tenuto all'Università La Sapienza di Roma
(http://amoreeliberta.blogspot.it/2016/02/un-convegno-su-randolfo-pacciardi.html).
C'è da chiedersi perché la democrazia
autentica, quella comunalista dei comitati popolari sognata da
Camillo Berneri, non sia stata presa a modello ideale della
Repubblica italiana sovrana e antifascista o magari dell'Europa dei
popoli e non delle banche centrali e degli Stati/Parlamenti
euro-burocratici.
C'è da chiedersi, in sostanza, se
Berneri e i Rosselli non siano morti invano. Come quel Cristo che ha
sofferto per tutti noi continua a farlo. Per Amore dell'umanità e
della giustizia sociale.
Luca Bagatin
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